#donne e cultura
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Harriet Taylor Mill: Una pioniera del femminismo liberale che ha ispirato generazioni. Recensione di Alessandria today
La straordinaria vita di Harriet Taylor Mill e il suo contributo al pensiero progressista e all’uguaglianza di genere.
La straordinaria vita di Harriet Taylor Mill e il suo contributo al pensiero progressista e all’uguaglianza di genere. Una donna fuori dal suo tempo Harriet Taylor Mill, nata nel 1807 a Londra, fu una delle figure più straordinarie della filosofia e del femminismo liberale. In un’epoca in cui le donne erano confinate a ruoli domestici e marginali, Harriet sfidò le rigide convenzioni sociali e…
#Alessandria today#battaglie per l’uguaglianza#collaborazione intellettuale#contributo filosofico#Diritti delle donne#Diritti Umani#donne e cultura#donne ispiratrici#donne nella storia#educazione e progresso#educazione femminile#Emancipazione femminile#femminismo#femminismo liberale#femminismo storico#filosofia femminista#filosofia liberale#giustizia sociale#Google News#Harriet Taylor#Harriet Taylor Mill#ispirazione femminile.#italianewsmedia.com#John Stuart Mill#John Stuart Mill e Harriet Taylor#libertà economica#libertà individuale#lotta per i diritti#Movimento femminista#Parità di genere
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Ho letto post in cui ci si lamenta di non incontrare persone con cui parlare di cinema o di libri, eppure esistono siti e social dedicati solo a questo; Tinder e altri social simili sono gli unici spazi in cui puoi permetterti di esporti per trovare qualcuno con cui uscire senza fraintendimenti o essere molesti.
Si tratta di persone senza Cultura che hanno accesso a strumenti importanti come un social, ma non sanno usarlo.
Come fare? Non rispondi, segnali come spam e blocchi.
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Quanti uomini in questi giorni dopo l'ennesimo femminicidio si sentono colpiti. Anziché farsi un esame di coscienza e portare avanti a gran voce un cambiamento sociale che li riguarda in prima persona, preferiscono attaccare e difendere l'indifendibile.
-laragazzadagliocchitristi
#Frasi e pensieri#femminicidio#cultura dello stupro#patriarcato#uomini#violenza sulle donne#riflessioni#pensieri#frasi#tumblr
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giannamaria guarda che se vuoi criticare la cultura occidentale però non c’è bisogno di rinnegarla così tanto quasi al punto da fare marcia indietro pure sulla parità di genere. ché quella non fa così schifo, dai
#no in realtà il ragionamento che fa è necessariamente più complesso e condivisibile#e cioè ragiona sul modo in cui le politiche di integrazione dei paesi proposti siano in realtà discriminatorie#e basate su presupposti razzisti e neo-coloniali relativi alla superiorità della cultura occidentale#e pertanto all’imposizione a chi arriva di rinunciare alla cultura di provenienza per integrarsi del tutto#in tutto ciò figura anche una promozione dei diritti delle donne + lgbt etc che si rivela solo strumentale#poiché alle destre nazionaliste non gliene frega una mazza ma è pur sempre un ottimo espediente retorico per rafforzare la propria posizione#contro ‘l’Altro’#e fin qui sono super d’accordo con quello che dice l’autrice. ci mancherebbe#solo che in alcuni passaggi mi pare abbondare eccessivamente nelle critiche alla cultura occidentale che certo. ha INFINITI problemi al suo#interno e figuriamoci poi nei rapporti con le altre culture#anche qui sono d’accordo con lei#MA non è che allora dobbiamo buttare via tutto. le conquiste relative ai diritti sono qualcosa su cui arroccarsi con le unghie e con i denti#è disgustoso razzista e ipocrita dire che x valori ci contraddistinguono e noi li incarniamo perfettamente mentre ‘Loro’ devono acquisirli?#assolutamente sì. proprio perché v. supra la cultura occidentale ha problemi anche con questo#detto ciò è auspicabile che una cultura dei diritti - anche quelli di matrice occidentale. elaborati certo grazie a un benessere di cui#abbiamo goduto anche a discapito di altri (e di ciò bisogna esserne consapevoli)#dicevo è auspicabile che una ampia e plurale cultura dei diritti si sviluppi e coinvolga tutti. secondo tempi modi e misure adeguati ma con#l’obiettivo di beneficiare tutti? io dico di sì in fin dei conti#non per tirare fuori il dibattito relativismo vs universalismo e non per fare la democristiana ma forse la via di mezzo tra un assoluto#relativismo e un aggressivo universalismo ha senso#boh è tutto molto interessante ci devo riflettere
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C'era anche Maria???????
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8 ottobre 2024, varsavia: "ri-materializzazione del linguaggio"
Il progetto Ri-Materializzazione del linguaggio, a cura di Cristiana Perrella e Andrea Viliani con Vittoria Pavesi, intende restituire lo spirito e la memoria di una mostra epocale, Materializzazione del linguaggio, tenutasi nel 1978 nell’ambito della XXXVIII Biennale di Venezia, a cura dell’artista, poetessa e performer Mirella Bentivoglio (Klagenfurt, 1922-Roma, 2017). Dedicata alle ricerche…
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#000000#Andrea Viliani#art#arte#arte delle donne#artiste#biennale#Collezione Garrera#Cristiana Perrella#Direzione Generale Creatività Contemporanea#Fondazione Antonio Dalle Nogare#Gianni e Giuseppe Garrera#Gianni Garrera#Giuseppe Garrera#Irma Boom#Istituto Italiano di Cultura di Varsavia#Italian Council#Ministero della Cultura#Mirella Bentivoglio#nero#poetesse#rassegna completamente al femminile#Ri-Materializzazione del linguaggio#Vittoria Pavesi
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ho letto poco tempo fa un post qui su tumblr in cui una “donna”, se così vogliamo definirla, citava il fatto che mostrare il seno o il culo, rende troia l'essere femminile.
ma pensa un po', perché non ci ho pensato prima, che peccato.
è questa la solidarietà femminile nel 2024 quindi.
“donna”, lo stesso ragionamento vale per gli “uomini”?
se così fosse, riguardo loro che mostrano il petto o addominali, oppure una classica foto in boxer, automaticamente dovrei definire un uomo puttano, no?
e di conseguenza, questa sarebbe la solidarietà maschile.
cazzo, magari esserci arrivata prima.
eppure ero rimasta che, definire una donna troia o un uomo puttano, siano persone che di loro spontanea volontà offrono il proprio corpo a chiunque consapevoli del fatto che siano tali persone, e su questo voglio ribadire che tali termini sono molto differenti ai termini prostituta e gigolò.
ora, stando di base al ragionamento di questa “donna”, dovremmo essere tutte delle troie e tutti dei puttani no?
pensate a tutte quelle sculture esposte nei musei in cui ritraggono donne e uomini nudi.
che troie e puttani che erano già all'epoca, non è così “donna”?
detto ciò, dato che siamo nel 2024 e normalizziamo fatti che non stanno né in cielo né in terra, direi che un esame di coscienza e cultura su ogni fronte non faccia male a nessuno.
però aspettate, nel caso aveste voglia di mostrare il vostro corpo, non fatelo eh, non sia mai che passi per una persona quale non sei.
che ridere.
cara “donna” sono certa che pure tu abbia mostrato il tuo corpo, quindi perché fare la finta santa se siamo tutti dei gran peccatori in questo mondo.
ah no giusto, la solidarietà.
che ridere.
e la cosa che fa altrettanto ridere, è il fatto che ancora nel 2024 le parole che si attribuiscono alle persone venga dato come se niente fosse.
tutto con così tanta leggerezza, non tenendo conto della pesantezza del significato dietro ogni termine.
cara “donna” un conto è mostrare volgarità, un conto è mostrare di essere compiaciuti da sé stessi.
se tu, “donna”, appena clicchi su questa applicazione, sulla home appare un blog in cui una persona posta/reblogga una donna o un uomo, che sia in intimo o nudo, tu sai per certo che questa persona si stia compiacendo? sai per certo che lo faccia per secondi fini? sai per certo che lo faccia per soldi?
no, non lo sai.
però rebloggare ragazzi o uomini in intimo o nudi va benissimo, vero “donna”?
che ridere.
come ho già detto, giudicare è facile.
quindi, anziché sparare merda a destra e manca, un po' di serenità.
non ti piace quel genere di post? non seguire il blog, non accetti contenuti per adulti, o anzi, addirittura una cosa molto sensata, elimina questa applicazione se proprio proprio devi provare “ribrezzo”.
ah no scusate, dovreste ricordare la solidarietà femminile e solidarietà maschile.
che ridere.
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Storie di Donne...
Lei si chiamava Grazia...
Grazia Deledda per la precisione.
Nasce a Nuoro, in Sardegna, nel 1871,da una famiglia benestante.
Grazia fin da piccolina legge sempre, ovunque. Finisce la quarta elementare e i genitori le dicono che è tempo di lasciare la scuola.
Grazia non capisce, le piace tanto studiare...
"Semplice, perché sei una femmina" le viene risposto.
Grazia serra le braccia e ,in qualche modo ,la spunta. Studia a casa con un precettore, poi continua da sola. Ha 17 anni, invia un racconto a una rivista.
Lo pubblicano! Grazia festeggia, mentre in paese si grida allo scandalo. Anche il parroco si unisce alle malelingue. I genitori tentano di farla ragionare, spiegano che le donne badano alla casa, funziona così...
Grazia non si arrende, continua a scrivere ma a Nuoro trova ovunque terra bruciata , per cui fa le valigie e parte per Roma, la capitale della cultura, dove crede che non verrà giudicata per la pretesa di scrivere pur essendo una donna...
Pia illusione!
Scrittori e intellettuali la guardano dall’alto in basso. È una donna e anche senza istruzione, chi crede di essere?
Grazia non crede di essere qualcuno ,crede però in sé stessa e continua imperterrita a scrivere.
Ha 29 anni quando incontra Palmiro, un uomo schietto, gentile e senza pregiudizi che entra con garbo nei suoi pensieri e nella sua vita. Diventano marito e moglie.
Grazia è felice, ma un dubbio l'assilla : sarà contento suo marito di aver sposato una donna che vuole scrivere?
Palmiro, in effetti , non solo è contento di avere una moglie scrittrice ma lascia il suo lavoro e ne diventa l'agente .A questo punto, Grazia e Palmiro diventano gli zimbelli della città. Una donna intellettuale e un uomo che si mette al suo sevizio : si è mai vista una tale assurdità?
Grazia non raccoglie, si difende scrivendo a getto continuo libri che piacciono e non solo agli italiani.
I suoi libri, infatti, viaggiano oltre confine e arrivano agli occhi di una certa accademia reale svedese.
È il 1926.
Grazia Deledda, prima donna italiana, vince il premio Nobel per la letteratura e sale sul palco, mano nella mano con il marito.
Fu criticata, definita un’ignorante, un'illusa , ma lei si rivelo' semplicemente una donna che non ebbe paura di lottare per le sue idee e che riuscì ,alla fine, a vincere la sua battaglia.
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Il reggiseno
è qualcosa che ha, ancora, un suo significato e un suo peso sociale.
Parlavamo giusto qualche giorno fa del sondaggio francese secondo il quale il 20% degli uomini parigini trova i capezzoli visibili sotto ad una maglietta un deterrente per una violenza sessuale.
Esatto, un deterrente. Perché se te ne vai in giro senza la "gabbia per tette" è evidente che te la stai andando a cercare.
Esiste, e lo dimostra la censura di Instagram e non solo, un problema con i capezzoli femminili.
Tutto questo, con l'aggiunta dei commenti scandalizzati o addirittura violenti di donne che hanno del tutto interiorizzato una cultura misogina, e di uomini cisgender che credono di poter dire al sesso femminile com'è opportuno che si vesta e si presenti al mondo, beh, fa venire davvero voglia di salutare per sempre il compagno di tre quarti buoni di vita.
Dal web
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Malmö è la prima grande città svedese dove gli svedesi sono diventati una minoranza.
Negli ultimi 5 anni il tasso di omicidi, stupri e rapine è aumentato in maniera esorbitante.
Sempre più le donne che girano in strada coperte dalla testa ai piedi poiché costrette dai mariti musulmani.
Stiamo rinunciando alle nostre terre, alla nostra cultura, al nostro modo di vivere, per cosa esattamente?
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Storia Di Musica #354 - Astor Piazzolla, Libertango, 1974
Nello stesso anno in cui in Brasile Jorge Ben iniziava la sua rivoluzione della musica del suo paese, nei territori dei cugini argentini si consumava il più famoso degli assassini musicali (premetto subito in senso simbolico). Fu però un delitto che non portò alla fine, ma alla rinascita e alla rivoluzione di uno mondo magico ma dalle regole ferree, fiero del suo conservatorismo: il tango. Oltre che musica e il più sensuale dei balli, il tango è poesia e cultura. Nessuno sa perch�� si chiami tango (dal latino tangere, io tocco) solo che nacque agli inizi del ‘900 nella zona di Rio de la Plata, diffondendosi inizialmente in Uruguay e Argentina. Nella prima metà del secolo, dal punto di vista musicale, il tango si sviluppò come musica da orchestra e canto, con figure leggendarie, come quelle di Carlos Gardel, eroe nazionale argentino (anche se i maligni sostengono che fosse uruguaiano), Roberto Goyeneche o Carlos José Pérez. Il la musica e il canto, malinconico, emotivo, teatrale modellò il genere. Uno che però non amava tanto le fissità musicali fu Astor Pantaleon Piazzolla. Figlio di genitori italiani, Piazzolla visse i primi 16 anni a New York. Studia musica e direzione d’orchestra. Si trasferisce nella seconda metà degli anni 40 in Argentina, dove diviene un virtuoso del bandoneon, lo strumento inventato da Heinrich Band nell’800 e divenuto il principe delle orchestre di tango, che per caso arriva in Argentina al seguito dei marinai tedeschi, che lo tenevano sulle loro navi ad allietare i durissimi e lunghissimi viaggi transoceanici.
Piazzolla era affascinato dall'idea di fondere elementi della musica jazz alle strutture del tango. Fu un parto difficilissimo: ritornò a fine anni '50 a New York prontissimo a diventare musicista di colonne sonore, ma in quel momento la musica era in fermento per la rivoluzione del jazz che Kind Of Blue di Miles Davis e poi il nucleo del free jazz di Ornette Coleman stavano portando. Finì senza un soldo e solo per la generosità di un editore musicale che gli pagò un anticipo su una delle sue canzoni più famose (e che ritroveremo tra poco) ritornò in Argentina. Qui però un infarto lo segna profondamente, tanto che tramite alcuni amici si trasferisce in Italia. Ed è proprio qui, nella culla della sua famiglia, che inizia la rivoluzione: registrò nel 1974 l’album che lo fece conoscere al mondo interno.
Libertango, dall’unione tra libertad (in questo caso espressiva) e tango. Registrato a Milano con una favolosa sezione d’archi diretta da Umberto Benedetti Michelangeli, ma soprattutto con l’innesto di una sezione ritmica di chiara matrice jazz composta dal basso elettrico di Pino Presti e dalla batteria di Tullio de Piscopo, il disco ridisegna il tango, che attraverso le dissonanze del jazz, l’innesto di strumenti elettrici e una nuova idea compositiva diviene Tango Nuevo. I puristi ovviamente gridano allo scandalo, e definiscono Piazzolla el asesino del tango. Persino Borges se ne risentì, e si dice che lo chiamasse Astor Pianola. Fu persino accusato di non essere mai stato argentino, un camorreno, per le sue origine italiane. Ma poco possono le critiche contro la sensualità e dal forza di Libertango, meravigliosa, famosa per l’innumerevole quantità di usi cinematografici e pubblicitari (per esempio, nella pubblicità della Vecchia Romagna, prima del penoso remix di David Guetta). Vi aiuto a capire le differenze: confrontate la sua musica con quella che accompagna una delle scene più famose del cinema degli ultimi 30 anni: quando Al Pacino in Profumo Di Donna balla il tango, si muove sul ritmo di Por Una Cabeza, uno dei classici di Carlos Gardel: il titolo, Per Una Testa in senso letterale, è l'equivalente del nostro Per Un'Incollatura, ed è una brano che gioca sulla metafora della passione del protagonista per le corse dei cavalli comparata per la sua passione per le donne. Piazzolla sciorina partendo da Libertango la sua idea nuova in altri 6 momenti: Meditango, Undertango, Violentango (clamorosa), Novitango e la conclusiva Tristango. A legare il tutto una toccante e magnifica elegia al padre, Adios Nonino, dedicata al padre morto improvvisamente (Nonino era chiamato il Padre, Don Vicente Piazzolla, e in Argentina l’immigrazione italiana ha di fatto sostituito l’abuelo\a spagnolo con nonino\a dall’italiano nonno\a riferito in senso reverenziale alle persone anziane); scritta nel 1959, è la canzone la cui vendita dei diritti gli permise di ritornare in Argentina da New York, viene ripresa e ridisegnata secondo il conjunto electrico del Tango Nuevo, con una forza espressiva ed emozionale senza pari.
Il disco, un successo per la piccola etichetta Carosello che lo sopportò, proietta Piazzolla ai vertici della musica internazionale. Di lì a poco collaborerà con grandi del jazz, dirigerà intere orchestre e spedisce il tango in una dimensione nuova ed internazionale, e che rivitalizzerà il genere, fino alle ultime evoluzioni, tipo i Gothan Project, paladini del tango elettronico. Piazzolla dimostra come è possibile difronte ad un bivio, scegliere una strada pericolosa, rischiosa, ma che può portare a risultati grandiosi. Nel rispetto di se stessi, anche della tradizione, ma che non si ferma davanti alla difficoltà. Che sia di augurio per chiunque legga queste righe.
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"Fumana" di Paolo MalagutiUn viaggio tra nebbia, magia e tradizioni nella bassa del Po. Recensione di Alessandria today
"Fumana", pubblicato il 3 settembre 2024, è il nuovo romanzo di Paolo Malaguti che ci trasporta nel cuore della pianura padana, in un mondo perduto tra la nebbia e la magia contadina.
“Fumana“, pubblicato il 3 settembre 2024, è il nuovo romanzo di Paolo Malaguti che ci trasporta nel cuore della pianura padana, in un mondo perduto tra la nebbia e la magia contadina. La protagonista, chiamata Fumana per il legame con la nebbia che avvolge le terre del Po, è una giovane ragazza che cresce libera e selvaggia, allevata dal rude nonno Petrolio. Insieme pescano anguille nelle paludi,…
#accettazione del destino#Crescita Personale#Cultura contadina#Einaudi#Eredità Culturale#legami familiari#Lena strigossa#letteratura italiana#magia#magia contadina#misteri della natura#narrativa contemporanea#Nebbia#Nonno e nipote#paesaggi del Nord Italia#Paolo Malaguti#pesca#potere delle donne#Recensione libro#romanzi 2024#romanzi sul Po#romanzi sulla magia#romanzo di formazione#Romanzo italiano#romanzo psicologico#Romanzo storico#Scoperta di Sé#Società patriarcale#Storie di famiglia#Tags: Fumana
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Ora che sono in ferie voglio parlare di una cosa di cui volevo parlare già da settimane, ma la vita di merda che faccio non me lo aveva permesso.
Allò, settimane fa per la prima volta dato che mi ero depilata le cosce mi sono messa in casa non solo in cannottiera, ma anche in pantaloncini. Passa un giorno e mi ritrovo la mail nella foto.
Come ben sappiamo, qui a Tokyo non è che si muore di caldo, PEGGIO, quindi un giorno di questi mi vesto come in foto a dx in ufficio (che è come mi vestirei in Italia in un giorno normale) e nello stesso giorno inoltrano una mail per dire di rispettare il "business dress code" aziendale che è letteralmente "business casual", pure se non si capisce né che cazzo sia né il perché, dato che non ci sono clienti e siamo solo tra di noi, ma okay.
Mo, premettendo che quando ho lavorato a Napoli, ci andavo in PANTALONCINI (ovviamente non quelli di jeans, ma un tipo più carini e "formali" insomma), qua invece così non va bene perché la maglia ha una stampa + i pantacollant sono considerati il demonio.
Tutti sono sempre a lodare i giapponesi perché sono un popolo omogeneo, che dà la prevalenza al gruppo piuttosto che all'individuo, ma non sono omogenei e uniti perché ci sono nati, sono omogenei perché sei LETTERALMENTE FORZATO (nelle maniere più passivo-aggressive possibili) a omologarti. E questo vale con i vestiti, vale con il peso (perché se pensate che sono tutti secchi di natura, beh col cazzo) e con mille altre cose.
Ora è vero che questa prevalenza dell'interesse di gruppo in alcune cose funziona ed è il motivo per cui noi della cultura euroamericana li ammiriamo, ma voi sareste disposti a rinunciare alla vostra libertà pure sulle piccole cose pur di accontentare l'interesse generale?
Per continuare con l'esempio dei vestiti, loro si vestono così:
A maniche lunghe (anche con 50°C), con diversi strani addosso spesso inutili (perché sono ossessionati dai tumori alla pelle); le donne o tutte fate dei fiori con i tacchi tutte pronte (e io col cazzo che le imito) o come fossero state cacciate via di casa (e io col cazzo pt.2). Ma tutti hanno un comun denominatore: colori scuri o neutri (nero, grigio, bianco) o pastello, senza chissà quale fantasia o stampa particolare.
Se non segui l'omologazione, spicchi, ti si vede o ti senti in qualche modo osservato. E questo è già lo standard ad essere euroamericano in mezzo ad asiatici, figuriamoci se ti vesti seguendo le tue regole e non le loro.
Uno poi dirà "vabbè sono cose da poco, ci si abitua" e lo capisco, ma non funziona così. Anzi, sono le piccole cose che, accumulandosi, diventano le più pesanti da sopportare.
Oppure i weaboo del cazzo direbbero che "bisogna rispettare la loro cultura e rispettare le loro regole" (cit.), ma loro quella degli altri quando letteralmente non fa male e non cambia un cazzo a nessuno perché non la rispettano?
Questo non è un paese libero, non puoi MAI fare come vuoi, ci sono sempre regole da rispettare, ma fossero regole con un senso uno capirebbe, invece sono regole inutili che letteralmente mìnano la libertà di espressione individuale a livelli base. Invece qua niente o fai la pecora in mezzo al gregge oppure pecora ti ci fanno diventare, perché altrimenti sei, di nuovo, il gaijin di merda che vuole fare di testa sua.
E sapete cosa fanno i gaijin quando hanno le palle piene di ste stronzate? Fanno i gaijin di merda e le regole senza senso le mandano a fanculo.
#quando sono gli stranieri i primi a fare quei commenti del caxxo giuro che li prenderei a pugni sulle gengive#Giappone#moda#moda giapponese#vestirti#omologazione#società giapponese#società in giappone#my life in tokyo
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Mare, mare, mare: ma che voglia di arrivare fino a te
Ho quarantotto anni e sono già... una nonna! Mia figlia è separata e sgobba dalla mattina alla sera, con scarse ferie o permessi. Pur di far fare un paio di settimane di mare a Livio, il mio nipotino di tre anni, io e mio marito Luca ci siamo recati a Grottammare il sabato stabilito, nell'albergo prenotato tempo addietro. Scesi in spiaggia, abbiamo stretto amicizia con i nostri vicini d'ombrellone. Kiluake è un senegalese pallavolista professionista: alto, tutto muscoli e bellissimo. Nora è sua moglie, romagnola e avevano con loro il figlio Adam, di tre anni anche lui come Livio, la luce dei miei occhi.
All'una del primo giorno abbiamo mangiato nella sala pranzo dell'albergo. Recatici in stanza, ho notato che Kiluake e Nora erano alloggiati proprio nella stanza di fianco alla nostra. Domenica sera infine mio marito Luca è ripartito; sarebbe tornato solo il sabato mattina successivo per stare con noi due giorni. Il lunedì appresso Nora s'era offerta di badare per un paio d'ore ai due piccoli sulla riva, così io avrei potuto prendere un po’ di sole sdraiata. Indossavo un costume veramente ridotto e avevo di fianco quel bellissimo pezzo di manzo senegalese.
Dalla lettura distratta e francamente impossibile dei giornali, tanta era la voglia reciproca di parlare finalmente da soli, siamo subito passati alle chiacchiere. Lo desideravamo entrambi molto. Era il palese inizio di una vera, inevitabile intimità tra due poli che percepiscono una latente, vicendevole attrazione. Non potei fare a meno di notare che lui guardava con insistenza il mio basso ventre, i miei seni sodi, le mie gambe e il mio culo, quando ero a pancia sotto. Per parte mia, io mi interrogavo su come potesse essere bello da drizzato quell'ammasso di ben di Dio che gli riempiva il costume davanti.
La cosa mi stuzzicava non poco, confesso. Lo volevo dentro. Moltissimo. Ora, va detto che io la mia età me la porto benissimo e ho un fisico decisamente tonico. Faccio pole dance tre volte a settimana. Poi yoga, plank e corro ogni domenica mattina. Nora invece dopo il parto, così lui mi confidò, s'era un po' lasciata andare. Era notevolmente ingrassata e non curava più il suo aspetto; adesso era fuori forma e aveva quindi perso molto del sex appeal che aveva su di lui originariamente. Il giorno prima le avevo chiesto, in confidenza tra donne, come fosse partita la storia con Kiluake.
Lei mi aveva detto che, da sostenitrice, dapprima seguiva la squadra. In seguito, trovandosi spesso insieme nel dopo partita, da cosa nacque cosa. E a mia domanda esplicita, mi fece capire che il capitolo “dimensioni” non era stato secondario nella sua decisione di accaparrarselo. La sera alle dieci il piccolo Livio già dormiva della grossa nel suo lettino, anche in quel primo lunedì da soli senza mio marito. Quindi uscii sul balcone per respirare un po’ e guardare il mare di notte. Vi trovai Kiluake appoggiato alla sua ringhiera. Mi disse che la moglie era di sicuro un tipo mattiniero, ma che la sera, stanca morta dopo una giornata appresso alla piccola canaglia, crollava letteralmente.
Scherzando dissi: “allora potremmo farci un po’ di compagnia, noi due!” Egli rispose: “certo, scendiamo giù e andiamo a farci un drink.” Io ormai senza più pudore: “intendevo qui in camera mia.” L'uomo divenne serio, mi guardò fisso e rientrò dentro. Ero convinta di aver combinato un guaio ed in realtà ero rossa di vergogna. Ma subito dopo sentii bussare leggero alla porta: era lui. Mi disse con un tono comprensivo che nella sua cultura loro rispettano molto una donna sposata. Ero di brace. E che la vagina di una sposa è solo ed esclusivamente del marito. Io chiesi: “tutto il corpo della sposa?” e lui: “Beh, il culo e la bocca no!”
Ci facemmo una risata che sbloccò qualsiasi imbarazzo. Quindi lo abbracciai. Lui si scongelò, mi baciò infilandomi mezzo metro di lingua in bocca e poi scoprì i miei seni. Li soppesò, li accarezzò dolcemente e io iniziai a gemere. Li succhiò a lungo; poi si decise e mi distese sul letto, mi girò sul ventre e iniziò a massaggiare le mie natiche; me le divaricò, per disporre liberamente dell'interno del solco e vi sputò abbondantemente dentro, proprio sull'ano. Poi leccò e lubrificò con molta esperienza. Non ci potevo credere: tra un po’ avrei preso nel culo un guerriero africano! Appoggiò la sua cappella e cercò di entrare. Mi trattava come la sua troia.
E mi piaceva moltissimo: con sua moglie a due metri di distanza. A me francamente piaceva ancora di più, con mio marito a un'ora di viaggio. Gli dissi di aspettare, che il culo non l'avevo mai concesso a nessuno, neppure a mio marito e temevo mi rompesse, con quell'affare enorme. Rise di cuore e mi disse di non preoccuparmi. Mi fece rilassare e riprese il suo lavoro. Pian piano riuscii a prenderlo nel culo per metà. Dapprima stavo per svenire dal dolore. Ma lo volevo sentir sborrare dentro di me con tutta l'anima. Lui si accontentò del parziale ingresso nel mio culo e prese a tenere un'andatura molto lenta.
Man mano che procedeva, sputava sempre dall'alto della nuova saliva direttamente nel mio culo, così che il suo cazzo entrasse sempre un po’ di più. Era un'emozione nuova e bellissima: avevo scopato al di fuori del matrimonio già diverse volte, ma mai con un pezzo d'atleta del genere. E non l'avevo mai preso in culo: porca puttana, iniziavo direttamente dal top! Alla fine, con mia grande sorpresa, il suo cazzo entrò tutto! E prese a essere più veloce. Inarrestabile. Una vera bestia. Io non sapevo più se godere di lui e con lui o se invece soffrire per il mio culo dolorante palesemente rotto, sanguinante e dilatato al massimo.
Sentivo i suoi coglioni sbattermi sul perineo. Era il più dolce e gradito massaggio. Mi sembrò di vivere impalata ma… in paradiso! Sborrò dentro di me forse una mezza litrata di roba. E sotto di lui divenni una morbida bambola di pezza, mentre venivo gemendo più volte, se solo pensavo a lui dentro di me. Ero completamente sua. I seni erano nelle sue mani a coppa. Mi baciava il collo, me lo leccava, mi torceva la testa per baciarmi lingua in bocca. La sera dopo, martedì, mi feci trovare supina e nuda. Depilata, profumata e bellissima. A sorpresa, mentre tentò di girarmi, rimasi ferma, col culo incollato al letto e gli presi il cazzo enorme con le mie due mani e lo puntai decisa contro le mie piccole labbra.
Lui disse: “no, amore mio; questo non posso farlo” ma intanto non accennava ad andarsene. Per di più, io tenevo le sue palle strette nel mio pugno. Come faceva per allontanarsi, io glieli strizzavo. La sua indecisione e gli scrupoli durarono forse dieci secondi. Poi alla mia fregna già ben lubrificata e totalmente aperta per lui non seppe resistere; si decise. Entrò e mi sventrò letteralmente. Fu una cosa incredibile. Non la finiva di sborrarmi dentro. Ero incosciente dal piacere. Quel martedì sera mi fece venire tre volte. Scopammo regolarmente tutte le sere, fino al venerdì incluso e poi di nuovo da domenica sera fino alla fine della vacanza.
Ebbi modo anche di prenderglielo in bocca, ma solo fino a quasi metà. Era un suo grande desiderio, quello di riuscire a trovare una donna che glielo prendesse tutto in gola. Avrei dovuto avere più tempo a disposizione. Sospetto che la moglie Nora sapesse, ma non ci fu mai problema tra noi. Anzi: forse era sua complice. Aveva probabilmente capito che per tenerselo avrebbe dovuto sempre condividerlo con donne magari anche più mature ma più attraenti di lei.
Ci scambiammo i numeri e ci ripromettemmo di non perderci di vista. Conoscendomi bene, io da parte mia già sapevo che avrei comunque fatto in modo di godere ancora di quel bellissimo uomo durante i prossimi mesi. Ero sicura: infatti ero innamorata persa di quel vero guerriero africano, ma soprattutto del suo enorme arnese. E poi mi sarei esercitata ogni giorno con dei falli in gomma, per riuscire a prenderglielo in bocca tutto. E farlo finalmente felice.
RDA
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- Più che un'icona, Linda Evangelista è una record woman. Con i suoi grandi occhi celesti, la top di famiglia laziale (ma nata e cresciuta in Nord America) appare per la prima volta sulla nostra copertina, scattata da Meisel, nel febbraio 1989; poi ritorna a novembre e, nello stesso anno, a dicembre insieme a Naomi Campbell e Christy Turlington, dando vita a quella che viene chiamata "the trinity" e, di fatto, all'era delle supermodel. Oggi è sulla cover dei 60 anni di Vogue Italia, ma è apparsa anche su quella del trentesimo e del quarantesimo anniversario sempre fotografata da un altro mito della fashion industry: Steven Meisel Per lui si è trasformata infinite volte e anche questa non si è tirata indietro. Quando le si chiede come è nato il nostro servizio di copertina di settembre, dice: «di solito non parliamo di lavoro se passiamo del tempo insieme, ma quando Steven mi ha detto che avrebbe voluto scattarmi per la cover dei 60 anni di Vogue Italia con alcune altre donne italiane, il mio primo commento è stato: "Oh, quindi... anche Isabella!"», si illumina, parlando di Isabella Rossellini. «Steven ha annuito. E così magica, lei...».
Continua a leggere l'intervista a cura di @_federico_chiara_ al nostro link in bio e nel numero di #Vogueltalia di settembre, che celebra 60 anni di futuro, moda, cultura, bellezza e femminilità. Disponibile in edicola dal 3 settembre.
Linda indossa Gucci e make up by Pat McGrath
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Mandare le foto del proprio membro maschile alle donne
Ho voluto scrivere questo testo perché ho sentito troppo spesso, su Tumblr, parlare di foto non richieste mandate a molte donne del sito e del fatto che vengono trattate in generale come pezzi di carne.
Queste azioni causano disagio, ansia e persino traumi. Anche questa è violenza sulle donne, non è solo quella fisica, queste azioni sono irrispettose e vergognose. Non sono accettabili in nessun contesto. Educare gli uomini su queste questioni è molto importante perché purtroppo è una problematica molto diffusa e i casi non sono rari, quindi vorrei fare la mia piccola perte sperando che possa servire (anche se dubito).
È importante comprendere che trattare le donne come pezzi di carne anziché come individui con dignità e autonomia è una manifestazione del patriarcato e della cultura dello sfruttamento sessuale. Queste mentalità dannose perpetuano disuguaglianze di genere e contribuiscono a creare un ambiente in cui le donne sono oggetto di discriminazione quindi perché lo fate? Vi sentite più uomini? In realtà la maggioranza delle donne non sono interessate a queste foto e si sentono “oggetti” dopo averle ricevute. Siccome non vi hanno dato il consenso dovete evitare e avere rispetto.
Rifletteci per favore
Ps: Ovviamente è rivolto a chi lo fa quindi non prendetelo sul personale. Ho voluto parlarne perché nessuno le parla e lo trovo molto ingiusto
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